Chiese, abbazie, santelle e santuari. Sapevi che la Valle Imagna offre itinerari spirituali dal grande valore storico e artistico?

Percorsi inaspettati che seguono le orme di antichi pellegrini, alla scoperta del passato e delle vicende, spesso tumultuose, che hanno riguardato l’intera Valle.

Ecco due itinerari adatti a tutti, per immergersi in una dimensione di fede senza tempo e per scoprire le bellezze e le architetture della Valle Imagna.

 

Itinerari sacri in Valle Imagna: alla scoperta del romanico, dal Tempio di San Tomè e ritorno

 

Un percorso ad anello percorribile con una passeggiata di circa due ore. Questo itinerario è forse uno dei più suggestivi dell’intera Valle, grazie all’alta concentrazione di edifici religiosi dall’enorme valore storico e culturale.

Si parte dal Tempio di San Tomè, la rotonda romanica celebre per la sua bellezza e per le decorazioni scultoree risalenti al 1150 d.C.

Imboccando il sentiero sulla sinistra della chiesa, si arriva al Ponte del Tarchì, anch’esso romanico, detto anche Ponte del Diavolo per alcune sinistre leggende locali. È proprio questo il confine tra Almenno San Bartolomeo e il nostro Almenno San Salvatore, in cui ha sede Aldeia Bianca. Superando il ponte ci si dirige verso la Contrada Molina, zona in cui un tempo sorgevano i mulini di proprietà del Vescovo per la produzione di olio.
Proseguendo, si arriva al complesso della Madonna del Castello, il santuario sul fiume Brembo, in cui ammirare la meravigliosa cripta, definita la più antica e la meglio conservata di tutta la provincia di Bergamo.

Lasciandoci il santuario alle spalle, con una piacevole passeggiata di una ventina di minuti, si arriva alla Chiesa di San Giorgio, altra importante architettura romanica, nella quale sono conservati importanti affreschi e dipinti della fine del ‘200.

Ultima tappa della nostra escursione: la Chiesa di San Nicola, adagiata tra i campi e i vigneti della Valle Imagna. Edificata nel 1488, fu consacrata alla Madonna per aver liberato gli abitanti di Almenno da una tremenda epidemia di peste. Imperdibile, all’interno della chiesa, l’Organo Antegnati, uno strumento di enorme valore artistico risalente al 1588, il più antico di tutta la provincia.

Da qui si ripercorre la strada del ritorno fino al Tempio di San Tomè, per concludere il nostro itinerario ad anello.

 

Un cammino per scoprire il Santuario della Cornabusa

 

Il secondo percorso proposto è un viaggio nella leggenda.

Il Santuario della Cornabusa a Sant’Omobono Terme, infatti, è sicuramente uno dei luoghi più speciali e curiosi della Valle Imagna. Incastonato in una grotta naturale sul versante della Valle, custodisce una sorgente d’acqua e fu teatro di un miracolo.

Il suo nome particolare deriva da “corna busa”, ovvero “roccia buca” in dialetto bergamasco. Proprio qui, infatti, tra il 1350 e il 1440 trovarono riparo gli abitanti della piccola frazione di Cepino, per sfuggire alla guerra tra Guelfi e Ghibellini. Leggenda vuole che un’anziana del villaggio avesse portato con sé una statuetta della Madonna che lasciò nella grotta. Un secolo dopo, una pastorella sordomuta, rifugiatasi in quel luogo per sfuggire a un acquazzone, riacquistò immediatamente voce e udito proprio toccando quell’immagine votiva.

Il percorso più semplice per raggiungere il Santuario è quello cosiddetto “delle cappellette”: una veloce camminata di circa 30/40 minuti per percorrere la distanza di 1,5 chilometri.
Si parte dal centro di Selino Basso, si costeggia il laghetto da pesca e si prosegue per la contrada Cà Contaglio, dove ci si inoltra nel bosco verso il sentiero delle cappellette. Lungo il percorso si potranno ammirare le piccole santelle, restaurate di recente, dipinte da artisti locali e dedicate ai sette dolori di Maria. L’ottava cappella ricorda invece proprio il miracolo della pastorella.

Un percorso in costante salita, ma che può essere affrontato facilmente e senza particolare allenamento.

Arrivati al Santuario si potrà godere della bellezza del luogo, ma anche di una sosta ristoratrice al bar e al ristorante sopra la Casa del Pellegrino.

 

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foto: fondoambiente.it